Come aiutare chi soffre di attacchi di panico?

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Scopriamo in questo articolo come si può essere d’aiuto ad un amico o ad un famigliare che soffre di attacchi di panico, le cose da fare e da non fare.
La malattia di un famigliare può modificare gli equilibri di tutto il sistema, nel momento in cui, il famigliare si ammala, spesso il vissuto degli altri membri è di disorientamento e incomprensione.

Nel lungo termine, i famigliari possono vedere frustrati i loro tentativi di aiuto, sentendosi impotenti e isolati, fino a vivere la situazione con rassegnazione e come immodificabile. Quello che spesso, i membri di una famiglia dicono è: “abbiamo provato di tutto: il sostegno, il distacco, le arrabbiature, la determinazione; dopo tutto questo cosa possiamo fare d’altro ancora?”

Questi vissuti possono manifestarsi indipendentemente dal tipo di disturbo psicologico del famigliare, ovviamente maggiore sarà la gravità del disturbo, maggiori potranno essere le difficoltà dei parenti nel gestire quotidianamente la malattia del loro famigliare. In questo articolo, sono presi in considerazione i disturbi d’ansia, fra i più diffusi sono: il disturbo da attacchi di panico, le fobie, il disturbo ossessivo-compulsivo, trattati come Psicologo a Milano esperto in terapia cognitivo comportamentale. Tutti questi disturbi hanno in comune due elementi: le crisi d’ ansia e gli evitamenti degli stimoli temuti. Negli attacchi di panico, possono essere certi luoghi (come ad esempio supermercati, centri commerciali, mezzi pubblici in ora di punta), per la fobie possono essere alcune situazioni (andare ad una festa, parlare davanti agli altri, ecc ecc) oppure certi stimoli (paura dei cani, del sangue, di prendere l’aereo, ecc.).

E’ giusto minimmizzare?

Spesso può succedere che, rispetto alle manifestazioni di ansia o agli evitamenti, l’atteggiamento dei famigliari sia quello di minimizzare o considerare inappropriate le reazioni emotive del paziente o le difficoltà nell’affrontare una situazione temuta.

 Ciò nonostante, per una persona che soffre di un disturbo psicologico, l’aiuto e il sostegno dei propri familiari possono essere molto importanti ma per essere efficaci richiedono un orientamento.

Proprio per questo per aiutare il vostro famigliare possono essere utili alcuni suggerimenti integrabili con l’eventuale percorso terapeutico che il suo familiare andrà ad intraprendere o che ha già iniziato.

Come Psicoterapeuta a Milano, mi occupo della cura dei disturbi d’ansia e molto spesso mi viene chiesto: come comportarsi con un proprio famigliare (es. con il proprio marito o la propria moglie o amico) che soffre di un disturbo d’ansia, come ad esempio un disturbo da attacchi di panico. Possono essere utili i seguenti suggerimenti:

 1° Passo: informarsi

 Un primo suggerimento è quello di cercare di non sentirsi intrappolati in un ruolo di cura eccessivo, ovvero non è necessario pensare di dover diventare “psicoterapeuti” del proprio famigliare, per quel ruolo ci sono gli specialisti.

 Il primo consiglio è quello di informarsi; per agire nel modo più adeguato, sarebbe opportuno sapere che:

  • è importante chiedere aiuto ad uno specialista psicoterapeuta per curarsi dagli attacchi di panico

  • capire che un Disturbo d’Ansia è una malattia, e come tale, se curata, può guarire

  • esistono dei luoghi comuni e convinzioni errate intorno alla figura dello Psicologo Psicoterapeuta

In merito a questo punto, esistono purtroppo ancora oggi dei pregiudizi intorno alla figura dello psicologo o psicoterapeuta intesi come il “medico dei pazzi” oppure nei confronti di chi va dallo psicologo, giudicato come un “debole” o perchè ha un “sacco di menate”.

Queste sono convinzioni distorte che possono far sottovalutare la manifestazione del disturbo e i parenti dovrebbero convincersene, sostenendo, o quanto meno non denigrando, la scelta del paziente di rivolgersi ad uno Psicoterapeuta esperto in terapia cognitivo comportamentale.

Cosa fare in concreto per aiutare chi soffre di attacchi di panico

  1. Credete ai sintomi che il vostro famigliare accusa, non sottovalutate il suo malessere.
  2. Anche se il paziente non fa passi avanti, cercate comunque di avere un atteggiamento di sostegno “non colpevolizzante”
  3. Ripetere di avere pazienza, la terapia può avere tempi lunghi prima di fare effetto
  4. Concedetegli lo spazio e il tempo per uscire dal suo problema
  5. Trovate qualcosa di positivo in ogni esperienza. Se il vostro familiare riesce anche solo in parte a raggiungere un obiettivo consideratelo come una conquista piuttosto che un fallimento.
  6. Sostenetelo nella sua autostima, non forzatelo nell’affrontare situazioni che potrebbero spaventarlo
  7. Siate accettanti, ma non rassegnati, pensando che la persona colpita non potrà mai uscire dal proprio disturbo d’ansia
  8. Ricordate che la vostra ansia è giustificata: è normale essere preoccupati e persino a volte spaventati, quando qualcuno vicino a voi soffre di un disturbo psicologico
  9. Riservatevi degli spazi di svago per voi stessi senza eccessivi sensi di colpa.
  10. Mantenere la routine famigliare. Può essere di aiuto al paziente stesso, avere intorno a sé un ambiente per quanto possibile normale può aiutarlo a ritrovare quel equilibrio che ha momentaneamente perduto
  11. Usare un po’ di umorismo E’ un suggerimento banale, ma importante, in quanto aiuta a rendere alcuni comportamenti del familiare meno importanti e a sdrammatizzarli. Naturalmente, è assolutamente vietata la presa in giro degli atteggiamenti del paziente o la minimizzazione del suo malessere.
  12. Sostenere la terapia. Questo significa appoggiare e dare fiducia agli accorgimenti terapeutici. Questo tipo di appoggio è importante non solo all’inizio della trattamento ma durante tutto il percorso terapeutico. Sostenere il famigliare diventa fondamentale soprattutto quando ancora non si sono manifestati i miglioramenti ed il vostro caro può mostrare momenti di sconforto.

Cosa non fare se si vuole aiutare chi soffre di attacchi di panico

  • Non fatevi prendere dal panico e dell’ansia, quando il vostro familiare non sta bene
  • Cercate di non fare interpretazioni circa le sue necessità: chiedete direttamente quali sono i suoi bisogni e se richiesto, offrite il vostro aiuto
  • Non favorite l’evitamento: negoziate la possibilità di fare anche un piccolo passo in avanti, piuttosto che evitare completamente una situazione temuta
  • Non prendetelo in giro se non riesce a fare qualcosa (es. entrare in un centro commerciale, guidare, andare da solo da qualche parte, intraprendere un viaggio, ecc. )
  • Non assecondate il familiare quando vorrebbe smettere la psicoterapia.

Cosa può essere opportuno dire

  • Dimmi di cosa hai bisogno in questo momento
  • Puoi farcela, non importa come ti sentI
  • Respira lentamente
  • Non la situazione o il luogo che ti creano disagio, ma il pensiero di non farcela in questo momento
  • Lo so che ciò che stai provando ora è doloroso, ma non è pericoloso
  • Tu sei coraggioso/a

Cosa invece NON dire

  • Non essere ansioso/a
  • Non esagerare, controllati
  • Calmati
  • Devi reagire
  • Cerca di sforzarti
  • Non essere prigo/a
  • Devi sforzarti di combattere contro questa situazione
  • Non essere ridicolo/a
  • Non essere vigliacco/a

Per concludere, questi suggerimenti non hanno la pretesa di essere risolutori dei problemi che incontrate nel quotidiano con il vostro familiare che soffre di un disturbo d’ansia.

Tali indicazioni hanno l’obiettivo di favorire la riduzione delle tensioni e dei contrasti familiari che spesso ruotano attorno a questi disturbi, in modo da consentire un clima più favorevole per tutti e, in particolare, per permettere al paziente di affrontare al meglio il suo percorso di cura del disturbo d’ansia.

Articolo redatto da dott. Fausto Girone Psicoterapeuta Milano, non è consentita alcuna riproduzione senza autorizzazione da parte dell’autore.

ansia, fobie, panico

Fuse

Il dr. Fausto Girone è Psicologo-Psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale e terapeuta EMDR – I e II Liv. – (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). E’ socio ordinario S.I.T.C.C. e dell’ Associazione EMDR Italia.
Specializzazione quadriennale in Sessuologia Clinica conseguita presso A.I.S.P.A Milano

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