
Ansia da prestazione nell’uomo: come aiutare il Partner
L’ansia da prestazione è una delle difficoltà più frequenti in ambito sessuale maschile. Spesso si manifesta con timore di fallire, calo del desiderio, problemi di erezione e paura di deludere il partner. Ma cosa può fare chi sta accanto per sostenere senza aumentare la pressione?
In questo articolo:
Cos’è l’ansia da prestazione
È una forma di ansia situazionale: l’uomo si concentra più sul “dover riuscire” che sul piacere e la connessione. Il corpo reagisce con tensione, il sistema nervoso simpatico si attiva e l’eccitazione fisiologica diminuisce. Il circolo vizioso porta a evitamento, frustrazione e distanza nella coppia.
Come può reagire il partner
- Accogliere senza giudicare: evitare frasi svalutanti o ironiche.
- Abbassare le aspettative di performance: puntare sul piacere condiviso, non sul “risultato”.
- Favorire la comunicazione: aprire spazi sicuri per parlare di paure ed emozioni.
- Coinvolgere la complicità: introdurre giochi, carezze, tempi più lenti.
- Considerare il supporto professionale: se il problema persiste, la terapia sessuale e di coppia aiuta a spezzare il circolo vizioso.
Consigli pratici in tabella
La tabella seguente mostra come trasformare atteggiamenti che aumentano la pressione in comportamenti che favoriscono sicurezza e intimità.
Situazione | Cosa evitare | Comportamento utile | Perché funziona |
---|---|---|---|
Difficoltà di erezione durante il rapporto | Commenti ironici o espressioni di delusione | “Non importa, ci godiamo le coccole. Ci sono tanti modi per stare bene insieme.” | Riduce la pressione, mantiene connessione emotiva e fisica. |
Evitamento dei rapporti per paura del fallimento | Insistere o accusare di non voler bene | Proporre momenti intimi non orientati al sesso, come massaggi o abbracci prolungati | Permette di ricostruire sicurezza e desiderio senza pressione di performance. |
Dialogo sul problema | Evitare il tema o affrontarlo solo nei momenti di crisi | Parlare in un contesto calmo, magari fuori dalla camera da letto, usando “io sento…” | Riduce la tensione associata all’atto sessuale e favorisce chiarezza. |
Proposte di nuove pratiche o tempi | Imporre idee senza consenso | Suggerire con delicatezza: “Ti andrebbe se provassimo a…?” | Promuove curiosità e complicità, evitando ulteriore ansia. |
Ricerca di aiuto | Minimizzare o ignorare il problema | Proporre insieme una consulenza sessuologica o psicologica | Condivide la responsabilità e normalizza la ricerca di supporto. |
Esempio pratico
Andrea (35) e Laura (33) raccontano in terapia che da mesi i rapporti si interrompono per ansia da prestazione di lui. Laura si sentiva rifiutata, Andrea evitava la sessualità per paura di fallire. In terapia hanno introdotto rituali di contatto senza obiettivo, esercizi di respirazione insieme e momenti di dialogo fuori dal contesto sessuale. Dopo alcune settimane Andrea ha riportato un calo della pressione interna e la coppia ha ricominciato ad avere rapporti più sereni e spontanei.
Come può aiutare un terapeuta
- Valutare eventuali cause organiche con invio a specialista se necessario.
- Insegnare tecniche di rilassamento e gestione dell’ansia.
- Guidare esercizi di focalizzazione sul piacere e non sulla prestazione (es. sensate focus).
- Aiutare la coppia a sviluppare un linguaggio empatico e non giudicante.
- Ricostruire la complicità erotica con gradualità.
Domande sull’ansia da prestazione
L’ansia da prestazione è sempre psicologica?
No, può avere anche componenti organiche (ormonali, circolatorie, farmacologiche). Per questo è utile escludere cause mediche.
Il partner può peggiorare la situazione?
Sì, con pressioni, critiche o sarcasmo. Il sostegno empatico e il rispetto dei tempi aiutano molto di più.
Quanto tempo serve per migliorare?
Dipende dall’intensità del problema e dalla collaborazione della coppia. Molti miglioramenti si osservano già in 6–10 sedute di terapia sessuale.
È meglio evitare del tutto i rapporti?
No: è utile mantenere intimità, anche non genitale, per non associare il contatto alla paura del fallimento.
Serve sempre un terapeuta?
Non sempre: a volte bastano dialogo, riduzione della pressione e complicità. Se il problema persiste, la terapia è fortemente consigliata.